8. apr, 2020

Un nuovo modo di fare impresa: andare oltre la paura di perdere!

Nell’immaginario collettivo, è spirituale tutto ciò che si avvicina alla religione ed è connesso a un vivere povero, quasi ascetico, distaccato dalla ricchezza e dai beni materiali. In parte ciò è vero, poiché una visione spirituale della nostra esistenza ci spinge a ricercare significati che vanno al di là della manifestazione tangibile delle nostre esperienze.

Dare un senso a ciò che accade ci aiuta non solo a superare più facilmente il dolore, ma anche a comprendere la funzione evolutiva di un’esperienza. Quando riusciamo a rispondere alle domande: per quale fine? Per chi? Per che cosa?  Stiamo accedendo al livello di pensiero più elevato per un essere umano. E’ “spirituale” capire che ogni nostra azione contribuisce a lasciare qualcosa nel mondo in cui viviamo. Vale la pena, quindi, nutrire la bontà delle nostre azioni, come curarne la coerenza con i nostri valori più profondi.

Cosa succede quando questa coerenza manca?

Succede che il nostro GPS reclama con insistenza un “ricalcolo del percorso”, come succede al TomTom quando sbagliamo strada rispetto alla destinazione prescelta.

Arriva un momento della nostra vita in cui sembra che strutture e sovrastrutture crollino inesorabilmente sotto la forza di un uragano che travolge tutto ciò che non appartiene al nostro sentire più profondo. A volte perdiamo il lavoro, altre volte perdiamo un amore che credevamo eterno o si interrompono relazioni personali e professionali su cui avevamo investito tanto. Per alcuni di noi questo evento può ripresentarsi ciclicamente finché non impariamo la lezione e comprendiamo che forse quella intrapresa non era la direzione giusta per noi. Dopo un periodo più o meno lungo di smarrimento in cui ci affanniamo a raccogliere i cocci, abbiamo bisogno di ri-orientarci verso una nuova meta che suoni la musica del nostro cuore.

Ma io sono un businessman. Cosa ho a che fare con tutto questo?

Ebbene, per creare ricchezza e poterne godere in modo etico, anche tu, caro imprenditore e professionista, dovrai assicurarti di allineare i tuoi obiettivi e valori rispetto a ciò che veramente sei.

In caso contrario il tuo navigatore ti chiederà di ricalcolare il percorso, e nel frattempo avrai perso risorse, tempo, opportunità. Avrai anche sentito pesare sulle tue spalle la responsabilità del dover dare risposte valide ai tuoi dipendenti, collaboratori, fornitori, partners.

Comprendere che fare impresa d’ora in avanti significherà contribuire, cooperare, condividere ricchezza. Questa è spiritualità nel business!

Uscire dalla logica competitiva per far propria una nuova visione: quella della creatività e dell’abbondanza di risorse. Quella della valorizzazione delle risorse umane e dello sviluppo di una leadership forte e riconosciuta dal basso perché autorevole e coerente nei valori dichiarati.

Caro imprenditore, cara imprenditrice, sai cosa fino a oggi ti ha impedito di fare questo salto? 

La paura di perdere. Il terrore che condividere ti possa portare a una rinuncia in termini di profitto e di potere. Questo ti ha reso fragile e vulnerabile rispetto ai momenti di crisi economico-finanziaria. Domani dovrai riaprire la tua azienda e dare delle risposte. Sei pronto ad andare oltre la paura per espanderti?

Domani il rapace godrà per un istante di aver conquistato la sua preda.

L’amante godrà per sempre del poterla guardare negli occhi!

 

Corinne Vigo

 https://www.latestata.it/

 

 

 

14. mar, 2020

Dalla società competitiva alla cultura della solidarietà attraverso il Coronavirus

La storia ci insegna che dopo le guerre e le carestie lo scenario sociale e politico è quello più fertile e favorevole per la nascita di una dittatura. Il popolo disorientato e stremato dagli stenti cerca un punto di riferimento e di sicurezza. E individua un leader, perché ne ha bisogno.

Oggi giunge inaspettata, col diffondersi di una pandemia, una svolta che attraversa e travolge non solo la nostra salute e l’andamento generale delle economie, ma anche le nostre menti e i nostri cuori. Alcuni di noi prontamente recepiscono quanto sia preziosa la libertà, altri riflettono sul valore dei beni di prima necessità, ma soprattutto, costretti ad alcune settimane di distanza fisica e inattività, reclamano il poter tornare alla normalità delle relazioni umane. Quelle in cui ci si poteva incontrare, abbracciare, baciare. E così si riscopre il valore di quei gesti di vicinanza e calore che prima sembravano così scontati…

La solitudine per alcuni di noi è opportunità di introspezione e scoperta di sé, per altri una resa dei conti rispetto all’autenticità delle proprie relazioni intime e familiari.

In un momento come questo emerge anche il nostro grado di coerenza tra ciò che dichiariamo e ciò che invece facciamo, quindi la coerenza con i nostri valori. Scopriamo cosa sia la paura, messi dentro ad un grande e doloroso esperimento sociale in cui ci sorprendiamo delle nostre reazioni. Dal panico al desiderio di trasgressione, dall’istinto di solidarietà all’umorismo come reazione per scacciare la paura. E poi il volersi sentire vicini, voler cantare a squarciagola dalle finestre delle nostre case, inneggiare alla bandiera, la stessa che fino al giorno prima si era vilipesa perché fonte di leggi ingiuste e tasse da pagare.

Uno strano senso di patriottismo investe improvvisamente i mass media e velocemente si propaga attraverso i social network. Ma attenzione!

Il nazionalismo nato dal voler individuare un nemico esterno da combattere, modalità che mi piace considerare, oggi, tipicamente americana, è lo stesso che produce la separazione, l’odio e le guerre. E’ lo stesso che nel secolo scorso ha prodotto i campi di sterminio e i peggiori genocidi della storia. Il germe della separazione, della logica del potere, della competizione, è lo stesso che ha prodotto quella società narcisistica dove c’è uno che vince e uno che perde. Quelle dove non si crea valore per entrambi, ma si distrugge ciò che l’altro ha cercato di costruire.

E allora… mentre un simpatico video divulgato dai social, mi ricorda che l’Italia produce la pasta più buona del mondo e ben 533 differenti qualità di olive, il mio pensiero va per un istante ai 268 migranti annegati nel 2013 su un barcone a 60 miglia dalle coste italiane, durante una diatriba tra la nostra Guardia costiera e quella maltese. Scaccio subito il pensiero… io sono italiana! Io c’ero ai mondiali dell’82. Sarà stata una stupida associazione d’idee, un gioco di numeri, un inganno della mente.

Vado a dormire pensando che forse la pandemia vuole chiamarci a sentirci parte di un unico universo, nonostante la distanza fisica, nonostante la bandiera. Forse vuole chiamarci ad andare oltre, ad evolvere verso un mondo fatto d’amore, quello vero.

Quando i miei nipoti mi chiederanno come ho vissuto questa esperienza mi piacerebbe rispondere: “ho imparato ad Amare. Ho imparato ad amare l’uomo e la donna, il vecchio e il bambino, l’italiano e lo straniero”.

 

Corinne Vigo

23. feb, 2020

I POETI

I poeti scrivono dell’amore e del mare.
Del mare poiché esso è profondo e infinito.
Non lo si può mai conoscere completamente.
Ti rimanda riflessi e colori meravigliosi
e proprio negli abissi che più fanno paura
custodisce i tesori più belli.
Non lo si può contenere né imprigionare nel palmo di una mano
ma se lo si vuole possedere veramente
ci si deve immergere
e dalle sue acque lasciarsi travolgere o cullare.
E l’amore?
E’ come il mare.
Come te.